galleria arte terzo millennio venezia

Dissertazione#0 una vita per l’arte: la Galleria d’Arte Terzo Millennio

Rifletto sempre sul ruolo che ancora può svolgere l’arte figurativa in una società precipitosamente diretta verso la subcultura consumistica dell’immagine.

Non sono giunto ad una risposta definitiva ma penso che non vi sarà un futuro in cui l’attenzione verso gli aspetti complessi dell’arte sia relegata alla sola rievocazione di grandi autori del passato, lasciando al contemporaneo una semplice e distratta rassegna di cronaca.

Ogni giorno, in ogni luogo, fioriscono umane sensibilità capaci di cogliere l’immutabile mondo dell’arte con la propria unica ed irripetibile immaginazione. Persone dotate del terzo occhio che, come diceva qualcuno, praticano l’arte più difficile: “saper vedere”. Penso che compito non secondario della nostra società sia quello d’incoraggiare e dare un’opportunità di crescita a personalità così dotate.

galleria arte terzo millennio venezia

Prendendo ispirazione da questi ideali, il 15 dicembre 2001 ho fondato la Galleria d’Arte Terzo ( III ) Millennio in Rio Terà de le Colonne, a pochi metri da Piazza San Marco. La cerimonia d’apertura della Galleria ha subito svelato che essa possiede caratteristiche che ne fanno esempio unico nel già rigoglioso panorama espositivo veneziano.

Frutto della mia volontà di stabilire a Venezia un centro espositivo dedicato alle opere del maestro Mario Eremita, la galleria, possedendo tale robusto, definito e impegnativo indirizzo ma priva di pregiudizi nei confronti di ciò che è immaginazione, ha allargato la sua attività espositiva al tumultuoso mondo dell’arte contemporanea, intraprendendo collaborazioni con numerosi artisti italiani e stranieri.

In un contesto frammentato e disorganico quale quello proprio del mondo dell’arte italiana, in cui vige il perenne assedio della lottizzazione politica e dell’appartenenza; in un ambiente in cui rimangono spesso oscuri i motivi sottostanti le scelte di molte Istituzioni, con la Galleria d’Arte III Millennio, assumendo la forma privatistica, adotto il principio della totale trasparenza e sono sempre disposto a confrontarmi serenamente con chiunque voglia introdurre un dialogo sull’arte.

Dal 1990 mi occupo della divulgazione dell’arte di Mario Eremita per il quale importanti critici e storici dell’arte nonché giornalisti autorevoli con facilità hanno svelato al pubblico diversi nodi interpretativi e ne hanno colto l’inesausta forza espressiva.

Con il mio personale impegno nei confronti di quest’autore sono consapevole d’aver intrapreso un cammino lungo, arduo ed insidioso che richiede rinunce e sacrifici con poche possibilità di rendere concrete soddisfazioni, tuttavia ho considerato tutto ciò come il mio dovere, la mia missione, percependo, nelle opere che mi hanno circondato da sempre, i segni tipici comuni ai grandi artisti della storia.

galleria arte terzo millennio venezia ingresso

Gestisco questa galleria d’arte dal 2002 al 2015, ospitando mostre personali e collettive per oltre 250 artisti italiani e stranieri. Fin dalla fondazione della Galleria d’Arte III Millennio ricerco il dialogo ed il confronto con l’istituzione de La Biennale di Venezia e solamente nel 2011, grazie alla lodevole iniziativa di trasparenza operata dalla Biennale stessa, la galleria può avere la meritatissima responsabilità di divenire “Padiglione Nazionale” e d’ospitare gli artisti della Repubblica di Moldavia; della Repubblica di Estonia, di Taiwan, della Repubblica Popolare della Cina.

galleria arte terzo millennio venezia interni

Curo ogni esposizione d’arte personalmente, sia per i testi critici che per la presentazione al pubblico, sempre col fine di coinvolgere ognuno nella lettura delle opere affinché esse siano pienamente godibili essendo sempre più, l’arte attuale, caratterizzata da un linguaggio intimistico, introverso, enigmatico, ermetico e quindi non spontaneamente concepita per trasmettere sentimenti ed emozioni immediate o con una retorica semplicemente descrittiva.

Pur trattando in permanenza un genere che contrasta fortemente con molto di quello che oggi è, da alcuni, considerato esclusivamente “arte”, non ho assunto quell’atteggiamento supponente che esige che si adotti una “militanza” o che in qualche modo si sia “schierati” o si debba necessariamente seguire una “linea” espositiva.

Con la Galleria d’Arte III Millennio mi sono posto in modo affatto neutrale, con l’intento di offrire all’artista, o a chi si ritiene tale, una luminosa e preziosa occasione per misurarsi con la grande prova dell’esposizione pubblica delle proprie opere e quindi della sua più personale intimità.

Ritengo quindi che tale prova, per l’espositore, possa essere o il punto di partenza per una futura carriera espositiva, o un momento di riflessione sull’opportunità di continuare ad operare in questo difficile ambiente.

Con una certa amarezza nei confronti di una situazione difficile come quella delle modalità di funzionamento delle esposizioni d’arte a Venezia, anche a causa della refrattarietà de La Biennale di Venezia verso il mio impegno, nel dicembre 2015 la Galleria d’Arte III Millennio conclude la sua ultima esposizione e, dopo 15 anni d’infaticabile abnegazione chiude i battenti. L’esperienza maturata mi consentirà di allargare gli orizzonti e di ripensare in altri modi la missione che ho assunto ormai trent’anni fa e che ancora mi appassiona e mi affascina.

gaglioffi e puttane

di gaglioffi e puttane

Il tango; si, è un’ossessione.

Feroce negativa distruttiva.
Un massacro del corpo e della mente.
La negazione di qualsiasi illusione.
La nemesi del buono e del giusto, la dynaton dell’immoralità.

Ballo ipocrita e latino.
Latino nel modo più sfacciato e deliquente e irrazionale.
Detestabile come una telenovela, odioso come un colonello argentino.
Arrogante e presuntuoso.

Ballo amato dalle nullità e dai profittatori dalle puttane e dai papponi.
Oggi, purtroppo, rappresentato vilmente nelle milonghe popolari, ridotto ad intrattenimento dopolavoristico e decoro per scorci storici e moderni delle nostre comunità alienate.

Qui, oggi, c’è tutto un sottomondo nostrano ripugnante e gretto, che vivacchia con la bugia del tango in un misto tra finta tradizione fanatismo e “border line” da invasati.

tango antico

Perse le glorie della miseria, del puzzo di fumo e di sudore; perso l’onore del coltello; perso anche il sapore di lugubre erotismo, non resta che una sconcia parata, insulsa e sdolcinata, di comparse tristi.

giambattista tiepolo angelo con corona di gigli

Il significato della vittoria

Molti nella storia hanno considerato in modo diverso il significato della vittoria. Nella mia mentalità, ad esempio, cerco di tenere alla larga il verbo “credere”. Credere è un atto che non consente alcuna riflessione. C’è chi crede nella vittoria.

Questa espressione semantica: “credere nella vittoria”; può indurre appunto a caricare di significati irrazionali ed istintivi un concetto quale quello della vittoria. In questo modo la vittoria si traduce in competizione supremazia sopraffazione.

La vittoria invece dovrebbe essere parte di un senso elevato del nostro intelletto e quindi muovere quelle parti della nostra mente che si trovano nella corteccia cerebrale e non nel cervelletto.

Allora che significato ha la vittoria?

In un mondo dominato finalmente dalla nostra mente e non dalle nostre mandibole la vittoria è il conseguimento di un vantaggio. Niente più. Il significato non comprende il “conseguimento di un vantaggio” a discapito di un beneficio. Esso comprende solamente il “conseguimento di un vantaggio”.

Se utilizziamo la nostra mente in maniera adeguata possiamo comprendere che la sconfitta può non esistere se il significato della vittoria sia quello più completo e puro.
Esempio: una famiglia è vittoriosa quando consente a tutti i suoi componenti di condurre una vita felice;
esempio: una nazione è vittoriosa se non consente che vi sia miseria e discriminazione;
esempio: l’intera società umana è vittoriosa se consegue un vantaggio per sé. Tale conseguimento necessariamente non può comportare uno svantaggio per qualcun’altro altrimenti non sarebbe più una vittoria.

La vittoria ha senso solamente nel momento in cui non sottrae. La vittoria è un concetto additivo e non esclusivo. Fare gli interessi di qualcuno a discapito di qualcun’altro è un comportamento anti-etico e perdente.

L’economia è un’anfora di cristallo. Essa assume il colore di ciò che ci mettiamo dentro. È questo il bello dell’economia. A differenza della supremazia, l’economia è universale e relativa. L’economia quindi non è una scienza ma è una modalità d’interpretazione della realtà che cambia a seconda delle idee di chi ne fa uso.

Cito: “Intelletto v’è dato: a bene od a malizia.”
Ebbene l’economia è come il nostro intelletto. Essa cambia in funzione delle valenze semantiche del nostro linguaggio e della nostra scala di valori. L’economia è come la vittoria. Il più grande equivoco del nostro tempo è quello di aver inteso l’economia come una scienza capace essa sola di risolvere i nostri problemi, di donarci la felicità. Che alibi!

Così come la vittoria, che abbiamo scambiato per il desiderio di primeggiare e di sopraffare il prossimo. Se all’economia applichiamo il puro significato della vittoria comprenderemo in un istante come sia possibile superare qualsiasi attuale senso di sconfitta e di crisi. L’economia, nel senso della vittoria, è tale solamente nel momento in cui essa crea un vantaggio; in senso assoluto! Un vantaggio per tutti. Siamo stati noi, dando il destro al “credere” e facendo prevalere il cervelletto alla corteccia, che abbiamo dato un certo significato alla vittoria ed all’economia.

Scegliamo allora! Scegliamo una differente scala di valori e cambiamo in un istante tutto il nostro mondo.

Con queste parole voglio compatire tutti coloro che hanno associato ai risultati di una partita di calcio un presunto riscatto di un’intera popolazione nei confronti di altre. Voglio compatirli detestandoli. Voglio compatire anche coloro che intendono i rapporti economici alla stregua dei rapporti di forza imperialisti e che lodano i paesi che avviliscono il lavoro del proprio popolo sottopagandolo. Voglio compatire anche chi non ha il coraggio di chiedere ed ottenere che tutti questi falsi fuorvianti e pericolosissimi disvalori continuino ad inquinare le menti dei nostri figli.

È giunta l’ora di modificare i nostri parametri interpretativi del significato dell’economia. Quell’anfora di cristallo è piena di liquami putridi. È giunta l’ora di modificare il nostro senso di vittoria altrimenti saremo tutti perduti.

quattrocentomila soli

Quattrocentomila Soli!

Quattrocentomila Soli!
Ode a San Marco, Santo Patrono di Venezia

Canto il tuo nome
estrema nostalgia
tempo lieto
che fé leggenda d’ogne gesta
e d’ogne servo il suo sovrano.

Canto il tuo nome
agognato martirio
tempo ardito
che fé luce d’ogne tenebra
e ruggì novella Atlantide.

Canto il tuo nome
Marco! Marco! Marco!
come un grido umano
alto e fermo dal deserto
stoico credo cristiano.

Canto il tuo nome
sagge fatiche
acque inferme
ché al popol dieder rifugio
e fondaron tuo Santuario

Canto il tuo nome
primo fosforo
guida sacra
ché quattrocentomila soli
fé Venezia battezzata

Venezia, 25 Aprile 2012, 215 anni dalla caduta.

tango introduzione

tango introduzione

Ho scoperto questa disciplina artistica alla fine degli anni novanta proprio quando ho iniziato a frequentare con maggiore assiduità Venezia. Il primo approccio non fu piacevole, mi accorsi che, per iniziare a ballare il tango, fosse necessario reimparare a camminare.

Eh si, perché il tango impone alla coppia di diventare una sola, articolata, creatura, che si muove a ritmo e interpreta emotivamente la musica. Questo complesso di fattori è estremamente difficoltoso da realizzare per chiunque, anche per coloro che ormai praticano il tango da decenni.

Abbandonai.

Passarono alcuni mesi e periodicamente andavo ad ammirare i ballerini. Senza poter ballare mi sentivo incompleto. Mi convinsi che conoscere il tango mi avrebbe migliorato. Insomma decisi di andare fino in fondo. Fu così certamente.

Aver voluto approfondire questa grande cultura e questa disciplina artistica mi ha dato moltissimo, a parte le notti insonni. La danza, soprattutto quella di coppia, aiuta a sviluppare l’empatia che è una delle cose più utili per comprendere il prossimo.

fervor de buenos aires

Ho poi scoperto tutto l’ambiente che fa da corollario alla semplice serata di ballo e ho compreso quanto siano pregnanti le afflizioni umane, tanto da porre i benefici che il tango può donare, nettamente in secondo piano rispetto alle emozioni negative che ci dominano.

In tal senso esiste, come sempre, una continua lotta tra il bene ed il male che, come in tutte le cose, si estende anche in questa realtà e forse ancor più, essendo essa espressione della nostra più libera emotività.

Quando i valori di emotività, irrazionalità e valenza artistica, sono le basi dell’opera dell’uomo, le afflizioni quali: presunzione, ambizione, invidia, rivalità, gelosia, rabbia, avidità e così via, divengono primari motori motivazionali. Ciò perché le persone poco istruite e poco affini al mondo delle arti, ritengono che quei valori consentano loro di giocare sul filo del dubbio, della soggettività, della pretesa originalità. Allora il tango, così come tante altre forme artistiche, diviene una mera esposizione dell’io, una farsa.

Questo sviluppo drammatico e degenerativo è ovviamente inevitabile essendo lo studio e la pratica del tango cosa universale e libera; si tratta di un prezzo che necessariamente si deve pagare.

Solamente accogliendo gli aspetti positivi e sublimando le emozioni negative si può ritrovare questa danza come una vera forma d’arte, utile al benessere del singolo che la pratica ma anche a quello di chi ne gode solo con l’osservazione.

tango considerazioni empatiche

tango, considerazioni empatiche

Penso che la ricerca dell’abbandono sia il giusto modo di porsi per la “mujer” che capisce questo ballo, prima dell’infinita ricerca tecnica.
È proprio da qui che può nascere il senso di comunicazione e contatto profondo che l’esperienza del tango trasmette.

Da quando ho iniziato a imparare il tango ho compreso che non si tratta semplicemente di un modo di muoversi o della rappresentazione di una relazione fisica o della drammatizzazione di una particolare musica. Il tango si può ballare anche sul ritmo delle onde del mare; o nel silenzio assoluto.

tango venezia san giacomo dall'orio

Questa “danza” è un raffinato ed evoluto sistema di comunicazione empatico e psicofisico, basato sul linguaggio del corpo e sull’equilibrio tra volontà e azione, tra idea e creazione. Siamo lì insieme, ci spostiamo insieme nello spazio e nel tempo, come fossimo una sola creatura che può tutto; può quasi oltrepassare i limiti fisici e librarsi nell’assenza di gravità o sforzo.

Quando abbraccio e guido la ballerina sento il battito del cuore, il respiro. Percepisco la traspirazione del corpo e la tensione che fluisce nei muscoli, l’equilibrio che si sposta.

È un’esperienza completa che stabilisce un legame, ma non un legame standard. Ogni legame è diverso perché cambia la psiche. Cambia la mente.
Quando ballo sono sicuro di sentire tutto.

È come se le emozioni mi venissero trasmesse pure, senza la mediazione e le omissioni del linguaggio. È un dialogo tra subconsci, il miglior dialogo che esista: puro, limpido, cristallino, senza pudore, senza complessi.

Il desiderio di forza o di delicatezza, la ricerca della fiducia, della sicurezza materna, il fascino della perdita del controllo di sè, dell’abbandono completo, al limite dell’annullamento nell’altro; ecco alcuni esempi.

Oppure la chiusura, la timidezza assoluta, il timore dell’altro, il timore di aprirsi, di essere feriti, il desiderio di controllo. Quando associo a questo la gioia di dare la gioia, raggiungo un dialogo talmente profondo che confina con la seduzione mistica.

Da come mi sento dopo una serata di tango posso affermare che il mio subconscio si sia librato senza le catene della coscienza. È una sensazione di libertà che non ho ancora mai trovato in nessun’altra occasione; ed ogni volta che si ripropone è se stessa e nuova e dona un’appagamento fisico e morale…

Mi rende così intrinsecamente, intimamente felice.
Questo ideale, che abbiamo appena iniziato a conoscere, è un microcoscmo sconfinato. Lo vivo e lo faccio con tutta la mia mente perché è nella mia natura; e fare le cose con la mente credo che sia l’unica vera sola vita.

cosa succede al tango

cosa succede al tango in Italia?

Credo che il fenomeno si stia chiudendo in sè stesso, assecondando un modo di pensare che vede il tango come un fenomeno folckloristico defunto dal 1950. Attenzione!

In in questo modo il tango perderà il suo vero significato di esperimento in evoluzione ma sarà solamente un argomento utile ai locali notturni, per riempire le sale da ballo…

Questo l’ho scritto nel 2010, quattro anni fa; ed oggi sono sempre più convinto che le cose vadano in quel senso.

tango compleanno
Ci accorgiamo di ballare su brani ormai antichi, nulla, sul lato della musica, viene più distribuito nelle sale. Ho detto “distribuito” perché son certo che musicisti che compongono e suonano tango ve ne sono in questo momento. Quindi la condizione “artistica” di chi pratica il tango è quella stantia, di ciò che è passato, del vecchiume.
E dove si va col vecchiume?
Verso la fine.

In tal senso sarebbe opportuno che chi organizza milonghe clandestine o illegal, insomma raduni dettati solamente dallo spirito di gruppo e dalla passione per il tango, inserisca con maggior coraggio brani di musica contemporanea che siano adatti o magari che siano veri e propri tanghi del nostro tempo. Senza alcuna supponenza o posa narcisistica.

È sicuramente chieder tanto, perché sappiamo benissimo che questa come tutte le forme d’arte, raccoglie quella gran parte dell’umana specie che è più torbida d’afflizioni.

Non arrivano giovani semplicemente perché si continua a non voler uscire dallo schema tango argentino anni 1940-1950 solo e solamente tango argentino; e quei giovani che vanno a lezione non vanno a ballare perché sono in soggezione rispetto all’ambiente difficile e chiuso.

Il problema sono anche le scuole che non insegnano ad ascoltare la musica e ad apprezzare l’usanza di invitare dame sempre nuove.

tango mantova
Festival del tango di Mantova 2009

Per attirare i giovani si deve aprire la mente alla musica e gli istruttori devono essere più giovani, inoltre si devono organizzare delle milonghe nei bar in cui accedono anche i non tangueri.

Se daremo massima espressione all’arte del tango accogliendolo in tutte le sue differenze ed in tutti i suoi aspetti e se organizzeremo FESTE e non più milonghe, avremo l’attenzione anche dei più giovani, dei più timidi e delle persone meno boriose del mondo!

Domandiamoci perché le scuole di tango sono sovraffolate di gente mentre invece nelle milonghe ci sono sempre gli stessi!

Noi veterani spesso abbiamo un atteggiamento poco accogliente e per nulla accomodante verso i principianti. Questo è stupido perché ci siamo passati tutti, nessuno è nato imparato!!

Non si è bravi tangueri o tanguere se non si ha comprensione per i principianti e se non si incoraggiano i principianti a scendere in pista.
Le milonghe devono diventare delle feste!

tango a san marco venezia
È assurdo voler importare dall’Argentina anche la tradizione; o che gli stessi argentini siano convinti di poter esportala “asetticamente”. La tradizione è nel sangue degli argentini non nel nostro.

Noi dobbiamo trasformare questa cultura, arricchirla e integrarla con la nostra, soprattutto con la musica più moderna con le armonie di Capossela, di Conte, di Caparezza e di tanti altri compositori. Anche i compositori di musica classica sono una risorsa importantissima, dobbiamo coinvolgerli.

Un esempio è il CD Reunion Cumbre realizzato da due eccellenti compositori e musicisti Veneziani grandi interpreti di Vivaldi.

Personalmente ritengo che il tango piaccia proprio ai giovani, diciamo a quelli che hanno un’età dai 25 anni in su. Tutto dipende da come viene loro presentato. Manca, secondo me, un linguaggio che sia compreso dai giovani.

Non credo che arricchendo la danza con qualche decoro e magari, acrobazia, essa non sia più un’emozione. Credo che sia vero che si balli con la mente, soprattutto con la mente. Credo che qualsiasi novità, qualsiasi nuovo passo, qualsiasi “acrobazia” siano sempre qualcosa in più che aumenta le possibilità di comunicazione durante la danza e quindi in grado di aumentare l’emozione l’entusiasmo il divertimento in quei pochi minuti.

Ricordiamoci che questo è un gioco e che quindi come tale deve divertire.

Nel divertimento potrai trovare l’emozione e anche l’amore; il tango è un’insostenibile leggerezza dell’essere; non zavorriamolo con inutili artifici accademici ed etichettature che spesso sono propri di chi ha dei limiti e vuole limitare tutto ai propri limiti, per essere, in quei limiti, il più grande.

Credo che i giovani si allontanino in quanto non vedono nel tango quei valori di DIVERTIMENTO che invece dovrebbero caratterizzarlo. Molti istruttori si prendono troppo seriamente e quindi trasmettono un’idea austera e limitante della danza. Non trasmettono il valore di intrattenimento e di divertimento che essa in realtà ha alla sua base.

tango a san marco venezia

Alcuni considerano il tango come una missione sociale o addirittura politica, l’idolatrano come forma d’arte. L’idolatria porta alla distruzione.

Le lezioni di tango in genere si basano su brani vecchi e sempre quelli. Facciamo, ad esempio, come fa qualcuno che insegna sulla base di brani di musica leggera contemporanea, vedete voi come cambia tutto!!!

Deconstestualizziamo la danza dalla musica e introduciamo il tango come motivo di ballo adatto a qualsiasi genere musicale; utilizziamolo come mezzo di divertimento per coppie occasionali e non!

Basta con le scelte di principio, i valori originarii. Noi non siamo originarii siamo europei, italiani, abbiamo portato noi il tango in argentina, possiamo a buon diritto riprendercelo e trasformarlo come meglio ci pare. Con tutto il dovuto rispetto per la storia!

Si continua a vendere roba vecchia perché la gente ignorante non riesce ad ascoltare la musica, non va a tempo e non conosce i passi. Quindi per vendere, per riempire le sale, si continua a mettere i soliti 90 brani sempre quelli e sempre li stessi; perché la gente ignorante è la maggioranza.

Quindi le cose stanno così: chi vuole innovare contaminare e produrre nel tango non può rivolgersi a tutti perché la gran massa è vecchia e non vuole nemmeno ascoltare la musica perché non la capisce.
La gran massa vuole sentire sempre li stessi brani, possibilmente marcette, vuole fare sempre li stessi passi, vuole piagnucolare in pista.

Coloro i quali hanno ancora una mente giovane e ricettiva e vogliono mettere alla prova i propri limiti saranno sempre pochi.

Io ballo con centinaia di donne tutte diverse e non disdegno le principianti, non faccio alcuna selezione, ballo per divertimento.
Perciò sono sicuro di quel che dico.

L’ambiente del tango italiano è ridicolo, pretestuoso e presuntuoso, pieno di gente boriosa e ignorante che si nasconde dietro pretese di tradizionalismo ma che in realtà non è in grado di distinguere Pugliese da Salgan e nemmeno di ballarlo facendo una distinzione.

Un rinnovamento si può sperare solamente auspicando che giovani compositori italiani si cimentino con il genere e producano nuovi brani e che trascinino nuove generazioni all’ascolto ed alla danza della nuova musica!

dana day nel polesine

Questo ambiente chiuso accademico e finto-tradizionalista, interessato solamente a riempire le sale di vecchi è sterile.
Ci vuole un rinnovamento!
Non possiamo tirare avanti dicendo che il tango è morto nel 1950!
Queste sono sciocchezze che certi istruttori berciano nelle cosìdette scuole di tango che invece sono dei luoghi dove il tango viene ucciso!
Volete insegnare ma non siete artisti!!
Per insegnare un’arte bisogna essere artisti: avete capito???
Se non siete artisti siete solo della povera gente che specula e guadagna uccidendo il tango!

Per essere artisti bisogna aver sofferto. Bisogna aver amato la musica, tutta la musica, e bisogna amare la danza, tutta la danza!!
Non bisogna avere pregiudizi, bisogna guardare avanti dare fiducia ai cambiamenti e non arroccarsi sul rassicurante vecchiume come avvoltoi sulla carcassa!!

Molti di quelli che si credono maestri non sanno un beneamato tubo dei compositori delle loro idee, di quello che esprimevano con la loro musica. Gli artisti hanno sempre guardato avanti e se ne sono infischiati delle tradizioni, hanno spezzato le catene dell’accademia per dare sfogo alla propria immaginazione!

tango san giacomo venezia

Il tango è la più alta espressione di libertà nella musica. Accoglie ogni genere ogni sfumatura. Si ciba di musica classica, pop, rock, punk, jazz. È un genere totalizzante universale e parla tutte le lingue.

Dobbiamo assecondare la volontà del tango e quindi aprirgli le porte!
Il tango può essere la musica di ogni paese, di ogni popolo, di ogni cultura e tradizione.

Il tango è la musica dell’umanità perché ha al suo interno tutta l’umanità possibile ed è aperto a tutte le forme di umanità.
Suoniamolo e balliamolo in italiano, francese, inglese, tedesco, australiano!!

Abbandoniamo i nostri pregiudizi e la nostra inutile ignoranza!

L’evidenza dei fatti è questa: si ha tutto l’interesse affinché la gente rimanga ignorante, non capisca più di tanto, non impari più di tanto, non chieda troppo e non pretenda di capire, in modo tale che quelli che si auto-incoronano maestri di tango rimangano tali, che gli incompetenti continuino a dar lezioni, che gli ignoranti continuino a protestare quando viene messo un brano che non sia tra i soliti 90.

In modo tale che il business rimanga nelle mani di questa gente che uccide il tango!!

Il rischio più grande è l’istituzionalizzazione. Bisogna evitare di istituzionalizzarsi e quindi di non vedere altro che se stessi ed immedesimarsi troppo. La cultura del tango è a disposizione di tutti, non è il regno di qualche persona che a torto o a ragione si ritiene competenze in base a qualsiasi curriculum abbia.

La cultura è a disposizione di chiunque voglia accedervi e la cultura concede a tutti la libertà d’espressione e di dire cose giuste e sbagliate. Io ritengo che ciò che dico sia giusto e ho il coraggio di dirlo.

suggerimenti circa il tango 2

suggerimenti circa il tango #2

11 agosto 2014:

qualche giorno fa ho deciso di ricominciare a esprimere alcune mie libere riflessioni sul tango. Ho deciso di utilizzare facebook per dare amplificazione alla mia visione. A parte qualche timido “mi piace” rilevo la solita reazione esacerbata e scomposta di chi non condivide. Perché tanta animosità?

Lor signori non sanno che l’era dell’oscurantismo è cessata con l’invenzione della stampa?
E che oggi siamo nell’era della condivisione?

Esprimere le proprie idee pubblicamente circa una forma d’arte dovrebbe essere motivo di riflessione e confronto e non di chiusura e rabbia. Non basta, ci son persone che hanno usato mezzi a dir poco ripugnanti. Hanno fotografato il mio post e lo hanno pubblicato dentro gruppi segreti dove i partecipanti mi hanno potuto assaltare senza che mi potessi difendere.

Gruppi segreti dai quali son stato estromesso proprio perché esponevo le mie idee e le difendevo.

Purtroppo devo tornare a ripetere che il nostro amato tango è strumento di una speculazione monetaria e che l’ignoranza e la grettezza si siano impadroniti completamente di questa bellissima forma d’arte. Ciò è normale, è un fenomeno umano che bisogna comprendere.

Tuttavia il dovere di chi, come me, usa ragionare e mantenere la mente aperta, è quello di continuare a esprimere liberamente le proprie opinioni mettendo però nel conto che questo comporta sacrifici e delusioni: vedere che pochi comprendono e pochi ascoltano.

suggerimenti circa il tango 1

suggerimenti circa il tango #1

9 agosto 2014:

suggerisco a tutti coloro che mettono musica alle milonghe delle approfondite incursioni nella musica leggera internazionale, jazz, rock, soul, fado, eccetera.

Non tralasciate nemmeno la musica classica!

Dovete essere degli intrattenitori e non dei sacerdoti talebani della musica argentina degli anni 30 del secolo scorso. Balliamo per divertirci e per trovare i passi del tango in ogni musica di ogni luogo del mondo!

Il lavoro è di chi mette la musica, devono cercare e selezionare brani di musica adatti ai passi del tango.

Questo messaggio diffuso su facebook ha causato delle reazioni pesantissime. Una signora ha iniziato a tempestarmi di messaggi personali accusandomi di essere arrogante presuntuoso e di voler attaccare una non ben definita persona in particolare.

Io questa signora non la conosco e non conosco nemmeno chi lei dice che voglio attaccare… anche perché non lo nomina mai… agghiacciante!!!

Altri hanno intrapreso una discussione e, quando si son visti messi in difficoltà hanno fotografato il post e lo hanno pubblicato in un gruppo chiuso e segreto nel quale hanno iniziato a commentarlo alle mie spalle senza che potessi difendermi…

Altri hanno intrapreso il confronto e la discussione è stata a tratti anche piacevole.

tango naufragio

naufragio

infine volteggiano
a due a due
su quella spiaggia.
Trovano
l’abbraccio giusto,
di forza e grazia
che danno il coraggio
a percorrerla se oscura,
al confine del confine;
ma che sia liscia.

tango a venezia piazza san marco 2009

E si è sempre trattato di un naufragio
volontario o meno,
in un luogo impossibile,
sotto un cielo impossibile,
ma di un naufragio.

tango a venezia in piazza san marco 2009

E quell’umanità,
sospinta, avversata, ostinata;
irretita dalla propria medesima meraviglia
emerge dall’abisso e balla un ballo,
scagliato in terra impacchettato col cartone e lo spago
da un Dio impomatato,
di origine italiana,
in cerca di pane e latte
e di una donna.

tango a venezia piazza san marco 2009

Un Dio ingenuo e sognante,
credulone macho affascinante
sorridente a tutti
per “farsi una posizione”,
abituato a sottovalutarsi
incline all’ottimismo
dilapidatore del suo immenso genio
mentre gli “amici” a casa
lo deridono e lo dimenticano;
ma tornerà un giorno
e qualcuno su quella spiaggia
avrà la gola inondata di lacrime,
acqua di quel naufragio:
a tempo.